Alcuni marchi nascono artificialmente, frutto di decisioni prese a tavolino. Altri invece seguono la storia dell’azienda, si formano o si trasformano assieme a lei, attraverso le sue vicende.
E’ questo il caso del marchio Freddy.
Originariamente l’azienda si occupava prevalentemente di abbigliamento, calzature e accessori per la danza.
Il lettering del logo era simile a quello attuale, ma era sormontato dalla shiluette stilizzata di una ballerina nell’atto di eseguire un Grand Jetè.
All’inzio degli anni 90 l’intenzione dell’azienda era quella di ampliare il mercato al settore dell’abbigliamento per la palestra.
Lo Studio Benvenuti insieme a Maurizio Taddei, venne incaricato di creare stampe e caratterizzazioni per l’abbigliamento delle nuove linee sportive. Fu proprio durante lo studio di uno di questi progetti che si sperimentò la distorsione del lettering Freddy, con il particolare restilyng sull’ultima lettera.
Alla “Y” finale del logo Freddy venne sovrapposta la stilizzazione di un gesto atletico, che si fondeva con essa: la “Y” assunse quindi per la prima volta una forma antropomorfa; infatti l’intenzione era quella di rappresentare in maniera ideografica un movimento aerobico da Free Step.
Questo segno grafico (l’omino-Y) venne percepito da subito come il simbolo che rappresentava lo spirito del nuovo corso.
Consolidandosi nel mercato del fitness, e non più solo nel campo della danza, l’azienda comprese che il “vecchio” Brand, legato alla stilizzazione della ballerina, era limitativo.
Dopo alcune minime variazioni rispetto all’originale, l’ omino-Y venne spostato davanti alla scritta “FREDDY”, assumendo definitivamente il suo ruolo di logo.
Già dalla fine degli anni novanta la ballerina fu definitivamente sostituita dall’omino Freddy.